Dopo mesi di lunghe e strazianti polemiche online e’ uscito nelle sale di tutto il mondo il film live action de La Sirenetta targato Disney. Il progetto nato con l’idea di essere inclusivo si è invece rivelato fortemente divisivo, ma per tutta una serie di motivi e non solo per la scelta dell’attrice Halle Bailey che interpreta il ruolo principale di Ariel.
Nelle ultime settimane gli scontri sui social fra chi critica le molte scelte indubbiamente azzardate, che modificano trama, canzoni, personaggi e chi invece sostiene ad occhi chiusi ed a spada tratta qualsiasi cosa faccia la Disney, sono diventati roventi, senza contare le lezioni impartite qua e là da boomerissimi personaggi che ci ricordano che questo è un film fatto solo per i bambini sotto i dieci anni e di conseguenza si è degli idioti se ci si appassiona alla querelle, o che le Sirene non sono personaggi storici o reali, dimostrando di non sapere o capire nulla dell’universo Disney, ne di cinema in generale. E come non citare gli estremisti che danno del razzista indistintamente a tutti, anche quando l’argomento di discussione non è il colore della pelle della protagonista, ma magari la scarsa qualità degli effetti speciali visti nei primi teaser trailer. In ultimo non dimentichiamo chi si lancia in improbabili e presuntuose comparazioni fra questo film e la storia originale di Hans Christian Andersen con la quale il film animato del 1989 ha pochissimo a che fare e di cui dovrebbe, come pubblicizzato dalla Disney, essere la versione live action fedele.
Dopo aver visto The Little Mermaid del 2023 risulta chiaro che il vero problema di questo film sono le troppe aggiunte, che lo appesantiscono fino ad aumentare la durata della storia di più di cinquanta minuti rispetto al classico e che riempiono lo spettatore di informazioni didascaliche ed essenzialmente inutili. Cominciamo da quello che forse è la forzatura maggiore sulla trama che il regista Rob Marshall ha voluto fare, rispolverando un concept scartato dalla pellicola originale, e diciamolo, se e’ stato scartato sicuramente c’era un buon motivo. Ursula, qui come nel musical che però non e’ ritenuta la storia “canonica” de la Sirenetta Disney, diventa la sorella di Re Tritone. E tiene a dircelo fin dalla sua prima apparizione per poi ripeterlo quà e là più volte per assicurarsi che lo spettatore abbia recepito questo importante nuovo elemento. Trovo fastidioso il fatto che facendo un’altra grande forzatura sul copione originale sia Ariel a salvare tutti alla fine del film, togliendo al povero Eric l’unico momento in cui dimostrava di essere un valoroso principe ricalcando Filippo ne La Bella Addormentata, uccidendo nel modo violento che sappiamo, quella che ormai è la sua propria zia, così come con naturalezza la stessa Ursula fa disintegrare il fratello senza nessun rimorso o pietà. Ron Clements, regista del film originale spiegava che il rapporto familiare appesantiva molto il film e quindi l’idea fu eliminata per renderlo più svelto e gradevole e probabilmente permettere una morte dell’antagonista un pò più violenta, in linea con quella di precedenti streghe Disneyane che non avevano parentele di sangue con la protagonista. Il nostro presuntuosetto Rob Marshall, nel suo intento di migliorare un film che ha gia’ una scorrevolezza perfetta, ha deciso di riprendere il rapporto familiare che onestamente non aggiunge nulla alla backstory di Ursula, anche perchè sviluppato male per non dire per nulla. La cosa bella della strega del mare nel film animato era proprio il mistero che avvolgeva il suo passato, raccontando solo in una battuta della sua vita a palazzo, che lo spettatore poteva anche interpretare come un suo ennesimo inganno.
Altra aggiunta incomprensibile, oltre al fatto di dover allungare il brodo fino ad superare le due ore di durata, è l’introduzione della matrigna di Eric, personaggio tenuto molto ben nascosto nascosto dai teaser trailer. Scopriamo che il principe non ha sangue reale ma che in realtà è un orfanello arrivato su questa isola dei Caraibi con un naufragio e poi adottato dal re e la regina. Ma perchè inventare cose cosi astruse che lo spettatore nemmeno capisce del tutto?
Un personaggio completamente eliminato e che dava il giusto comic relief nel film originale è il simpatico Chef Louis, che originariamente si vociferava fosse interpretato in questo live action da Lin Manuel Miranda, paroliere delle tre nuove canzoni scritte con Alan Menken. Tre canzoni che non sono assolutamente all’altezza delle classiche e che risultano inserite a forza in momenti del film in cui non c’è bisogno di cantare. La prima canzone è Wild Uncharted Waters, che incorpora il canto di Sirena di Ariel, ed è una scena ritagliata per Eric che scappa dalla matrigna severa che gli proibisce di uscire dal castello per tornare ad imbarcarsi alla ricerca della voce misteriosa che l’ha salvato. Il concept della canzone è interessante, Eric attratto dal mare quanto Ariel è attratta dalla terra ferma e come lei curioso di conoscere mondi nuovi, se solo fosse stato sviluppato meglio visivamente da Marshall che invece ci propina riprese aeree di colline e prati su cui Eric corre, si gira e canta come i protagonisti dei primi rudimentali video musicali inglesi degli anni ottanta ma anche con un tocco di Julie Andrews all’inizio di The Sound Of Music. All’improvviso poi lo vediamo su una nave, bagnato dagli schizzi delle onde marine, senza ben capire se si tratti di un sogno, un flashback o lui che si immagina nel suo futuro. E’ diventata abitudine in questi live action dare una canzone a personaggi che nei film originali non cantano o non hanno un loro momento canoro. Questa aggiunta, che ricalca molto il momento di self-empowerment dato a Jasmine in Aladdin Live Action con Speechless è molto meno memorabile musicalmente di quest’ultima.
La seconda nuova canzone la canta Ariel, interiormente, nel momento preciso in cui arriva senza voce nel mondo degli umani. Al culmine del brano le viene presentato Eric e qui la vediamo cantare normalmente, ma solo perche’ siamo entrati nella sua testa. La canzone di chiama For the First Time e racconta tutto quello che la ex sirenetta prova per la prima volta, come il fuoco che tanto voleva sentire bruciare. Ci dice anche di sentirsi come un pesce fuor d’acqua e in questo caso il gioco di parole, risulta simpatico visto che spesso tutte le aggiunte alla trama ci danno questa impressione. Musicalmente anche qui Menken non è al suo meglio, visto che la melodia non è memorabile e un pò contorta da seguire. Apprezzabile è solo il fatto che in un reprise finale declamato/cantato che ci sembra ci sia un omaggio ai musical di Webber & Rice.
Il premio per il pezzo davvero peggiore ed inutile è The Scuttlebutt, canzonetta rap data a Scuttle che rispetto al film animato cambia sesso diventando femmina e specie trasformandosi da gabbiano in sula bassana, un uccello in grado di andare anche sott’acqua e partecipare quindi a più scene. A parte le insulse controversie tipicamente Americane su Awkwafina, la rapper doppiatrice originale di Scuttle, di origini asiatiche ed accusata di appropriazione culturale perchè canta questo “capolavoro” con un “blaccent” (accento dei neri) The Scuttlebutt è genuinamente imbarazzante ed inserita veramente dove non serve a nulla. In un’intervista Menken confessa di aver dato a Miranda un pezzo di musica Caraibica e che lui ha iniziato a rapparci sopra, creando così uno dei momenti più orridi della storia dei live action Disney, che se la batte con Pinocchio che guarda incuriosito gli escrementi fumanti di cavallo con tanto di mosche nel remake 2022 di Zemeckis.
Tra le novità musicali ricordiamo anche un ennesimo, ma gradevole per me, reprise di Part Of Your World dopo che Ariel scopre che Eric sposerà Vanessa (alter ego di Ursula). Ci siamo salvati momentaneamente da un quarto disastro, la canzone in stile rock and roll scritta per Re Tritone, intitolata Impossible Child, che è stata registrata in studio e girata per il film ma che poi è stata scartata in fase di montaggio finale. Ma Javier Bardem tiene a farci sapere che sarà fra gli extra del bluray!
Parlando di Tritone veniamo al discorso di come alcune delle inquadrature iconiche del film originale non siano state rispettate. Mentre si e’ cercato di riprodurre la scena di Ariel che spunta dall’acqua per la prima volta con le gambe dopo l’incantesimo di Ursula o la scena in cui viene colpita alle spalle dall’onda mentre e’ sullo scoglio a cantare il reprise di Part Of Your World, ma si e’ scelto di mostrarla di profilo ammiccando forse alla Sirenetta di Andersen e non ottenendo a mio parere lo stesso effetto potente, non vediamo mai il re del mare emergere fuori dall’acqua imponente e alto come nel film animato. Fa davvero impressione vederlo nell’ultima scena del finale esageratamente esteso, a mollo che parla con Ariel ed Eric con solo la testa fuori dall’acqua mentre muove le braccette come un bambino che ha i braccioli per poter rimanere a galla invece del maestoso sovrano del mare che emerge dalle acque. Altro cambiamento di trama è il fatto che Tritone quando affronta Ursula non viene trasformato in una delle piccole larve come gli altri che non hanno pagato i suoi incantesimi ma che poi quando la strega muore automaticamente vengono rilasciati dall’incantesimo. Qui viene proprio ucciso e disintegrato in mille pezzettini, quindi non è credibile che torni in vita.
Ma parliamo anche di momenti che ho trovato riusciti, come quello Pirati Dei Caraibi vs Come D’incanto, in cui una Ariel nei panni di Giselle balla e scopre cose nuove in un mercato che sembra uscito dai film di Jack Sparrow. Trovo carina l’idea di creare una scena sulla terra che ricalca Under The Sea ma sopratutto la sequenza rende abbastanza credibile il successivo innamoramento dei protagonisti che comincia prima, al castello, nella scena della biblioteca di Eric che fa da contr’altare alla caverna della meraviglie di Ariel, con oggetti strani di paesi lontani che come lei anche lui vuole studiare e capire.
Nella scena del mercato segnalo a chi fosse sfuggito il cameo di Jody Benson, la voce dell’Ariel originale del 1989 che nei panni di una venditrice da in mano alla nuova Ariel una forchetta che lei usa come “arricciaspiccia” per poi capire che non serve a quello (La scena della cena in cui lo capisce nel film animato qui non c’e’). Onestamente il cameo a me ha fatto molta tristezza, un modo migliore per valorizzare la Benson che ha vissuto e vive la sua intera carriera basandosi su Ariel forse sarebbe stato come interprete della madre di Eric, se proprio non se ne poteva fare senza e magari darle anche una canzone.
Veniamo ai veri punti forti del film che sono essenzialmente i quattro numeri musicali principali, Part Of Your World, Under The Sea, Poor Unfortunate Souls e Kiss The Girl, anche perchè sono comunque la spina dorsale dell’opera. Senza contare che quelle musiche e quei testi cosi iconici ce li abbiamo tutti dentro e ci ricordano cose speciali e che anche interpretati in una recita liceale ci toccherebbero comunque. Visivamente Part Of Your World è basata sulla versione animata, l’interpretazione della canzone di Halle Bailey sembra deviare un pò dal seminato di Jody Benson, con frasi un po’ più declamate e usando subito una maniera di cantare a voce piena e meno intimista, sforzandosi di dare un’interpretazione personale aggiungendo i notori vocalizzi finali che già dal primo teaser trailer ci anticipavano i cosidetti “miglioramenti” voluti dal regista. Nel complesso la scena, nonostante sia anche molto buia, è godibile e fa sommessamente cantare quasi tutte le persone in sala.
Under The Sea, cantato dal nuovo Sebastian dall’aspetto più realistico ma meno simpatico, invece è molto colorato, con effetti speciali finali molto migliorati rispetto al trailer. Questa versione della canzone è estesa, come ogni cosa in questo film, ma risulta anche questa apprezzabile sopratutto alcune parti che sembrano uscire da un film in animazione.
Poor Unfortunate Soul e Kiss The Girl sono più o meno una versione dal vivo di quelle originali e sono le due canzoni che hanno subito la censura dei testi, niente “linguaggio del corpo” nella prima e richiesta esplicita di consenso prima di baciare Ariel nella seconda. Nonostante questo mi sono piaciute, ma sempre per lo stesso motivo, sono canzoni immortali che portano ad ognuno di noi un bagaglio di ricordi quindi fanno leva su quello.
Altra scena riuscita è quella finale, con la trasformazione di Ursula in gigante mostro marino, che segue abbastanza fedelmente anche nelle inquadrature il film animato (come i due protagonisti che si ritrovano divisi e rialzati dalla punta della corona che la strega del mare ha rubato a Tritone). Purtroppo come già anticipato ci sono due forzature che guastano un poco la visione di questa sequenza, e sono il fatto che non sia Eric ad uccidere la strega, ma sia Ariel in una svolta forzatamente femminista, che strisciando in modo complicato non avendo i piedi, riesce a pilotare il relitto di nave conficcando la punta nel petto del sangue del suo sangue, sua zia.
Si potrebbe continuare ad libitum con le scene mancanti come Ariel che torna da Eric uscendo dall’acqua con un il vestito lucciante o quelle rese malissimo come l’arrivo di Vanessa senza vederla camminare in riva al mare o quella in cui Scuttle scopre che Vanessa è in realtà la strega del mare nella quale si vede tutto male e di lato seguendo la visione della pennuta chiacchierona.
Veniamo brevemente al doppiaggio Italiano che se la cava abbastanza bene. La migliore interpretazione e’ sicuramente quella Simona Patitucci che nel film uscito da noi nel 1990 interpretava Ariel e che qui doppia sia nella parte cantata che recitata la Ursula di Melissa McCarty. Nonostante la voce di Francesca Guadagno, la doppiatrice Italiana ufficiale della McCarty, ci manchi non poco sopratutto in alcuni momenti, l’interpretazione di Simona è davvero la cosa più bella della versione Italiana insiema alla voce di Yana_C che esegue la parte cantata di Ariel. Mahmood come Sebastian in alcuni momenti recitati è abbastanza imbarazzante, in altri dopo probabili vari takes e nelle canzoni è passabile, ma alla fine non è che rovini quello che già di suo fosse un capolavoro della cinematografia mondiale.
Concludendo, e sorvolando sulla qualità dei costumi che spesso sembrano quelli delle parate dei parchi a tema e lo straccio di carta crespa celeste che è il vestito principale di Ariel sulla terra ferma, per me al film si può dare una sufficenza piena ma è un peccato visto che si poteva fare molto meglio dato il grande potenziale della storia ed attori buoni come Melissa McCarty che se la cava bene come Ursula anche se in alcuni punti riconosciamo smorfie dei suoi altri personaggi. Il film scorre bene nonostante le aggiunte di trama superficiali fino a Kiss The Girl, ma poi comincia uno strazio di nonsense che ci porta ad un finale esteso davvero troppo lungo alla Pirati Dei Caraibi dove troviamo di nuovo la regina che predica banalità invece dell’efficace chiusura con matrimonio e saluto veloce di Re Tritone e sorelle sirene.
Tutto questo, nel vedere “for the first time” questo film da appassionato dell’universo Disney che crede che un remake dal vivo di un amato classico dell’animazione debba essere il più fedele possibile all’opera originale, mi porta a farmi sentire come dice Ariel, un pesce fuor d’acqua.
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